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Vania Russo
La città del jazz

Non dimenticartelo mai: suonare il jazz, è come raccontare una storia.
(Maxence Fermine)

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Il libro

Settembre 1978. In un villino alla periferia di Treviso viene rinvenuto il cadavere di un celebre pianista di Jazz, Wilhelm Cat Gatti. Il Capitano dei Carabinieri Enrico Verri è fra i primi a visitare la scena del crimine e a scoprire che il pianista è stato torturato e ucciso con una corda del suo pianoforte. Le indagini partono inevitabilmente dal mondo del Jazz al quale la vittima apparteneva, un mondo che Enrico Verri non conosce e nel quale si muove la vicenda storica di Cat Gatti e della Jazz band i Gatti Neri, della quale era indiscussa voce solista la bellissima Carla Galvani. Proprio sulla figura di Carla convergono le attenzioni del capitano, attratto non solo dal fascino di lei, espresso nelle vecchie foto d’epoca – trovate su una datata rivista specializzata – ma anche dal fatto che la vittima presumibilmente avesse un legame molto particolare con la cantante. Le indagini, tuttavia, non sembrano approdare a nulla, almeno fino a quando uno sconosciuto anziano signore, dall’aria trasandata e sofferente, si presenta alla porta del capitano dei carabinieri, in una serata di riflessioni e solitudine, per raccontargli qualcosa che trasporterà Verri nel cuore della storia, nella Genova del Jazz degli anni ‘40.

Copertina libro la città del jazz

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L'autrice

Foto Vania Russo autrice

Vania Russo

Vania Russo, napoletana di nascita, vive e lavora a Feltre, in provincia di Belluno, da molti anni. È laureata in Lingue e Letterature Straniere e specializzata in Etnografia e tradizioni popolari. Già freelance per diverse testate giornalistiche italiane, si specializza in laboratori di narratologia e si forma quale lettore editoriale ed editor professionista. Essere scrittori e contemporaneamente essere editor è come attraversare un fiume di parole, per vivere su entrambe le sponde, e osservare altri scrittori con gli occhi di chi sa quanto sia difficile scrivere, quanta fatica, sacrificio, costanza, forza emotiva e determinazione implichi il mestiere di scrittore. Il suo nuovo romanzo, La città del jazz, Diastema Studi e Ricerche Editrice, si è classificato terzo al concorso letterario Lorenzo Da Ponte edizione 2017.

Un giallo a ritmo di jazz che è una vera sfida sul mercato editoriale: ecco chi l’ha raccolta.

La casa editrice

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Fin dalla fondazione, l’Associazione Diastema Studi e Ricerche e la casa editrice Diastema sono dirette da Paolo Troncon e Mara Zia. Attiva dal 1991, la casa editrice ha esordito con la rivista musicologica Diastema, un periodico di cultura e informazione musicale nato con lo scopo di incoraggiare e diffondere la produzione di articoli originali, saggi musicologici e analitici, proposte di didattica ed estetica della musica, studi sull’opera con l’intento di sviluppare un discorso culturale sulla musica in maniera interdisciplinare. Progressivamente la rivista si è specializzata nell’ambito dell’analisi musicale con particolare riferimento alle problematiche tecniche, musicologiche e filosofiche dell’interpretazione della musica. Talia è la collana per la narrativa e la saggistica.

Com'è leggere jazz?

Il jazz può essere come il morso di un serpente mamba o una carezza. È come una pazzia chimica, un ritmo che non puoi più dimenticare. Entra nel romanzo, lasciati trasportare; accogli l'atmosfera, il tempo, i fatti.

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Gruppo Jazz Pelican

Quando nel 1922 vi fu un concerto della Pellican Jazz Band, i genovesi ne rimaseroimpressionati, quansi si dimenticarono di essere appenapassati tra i ceppi diun guerra devastante; o forse era proprioper dimenticare che si erano affidati - corpo e anima - a quello swing acattivante e compromettente. E così il dixieland style dei Pelican divenne una febbre contagiosa, un morbo privo di cura; anzi l'unica cura pareva essere quella di lasciarsi vincere per essere degli sconfitti nel delirio di unpiacere puro; degli sconfitti felici, finalmente.

Microfono cantante Carla Galvani

Il palco era troppo piccolo quella sera, e non riuscivano a capacitarsi del perché. Wilhelm Cat li osservò, prima di alzare il coperchio che nascondeva la tastiera e quindi eseguire il familiare gesto di apertura. Sputato il fiato in un sospiro denso di pensieri, appoggiò le dita sul bianco avorio dei tasti. -Suoniamo il solito,- ripeté con tono udibile da tutto il gruppo e quelli si fissarono, si intesero con un cenno e iniziarono, uno dopo l'altro, a infilzare il silenzio.

Cosa si prova a leggere una storia jazz?

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